Gli dei etruschi hanno spesso origine italica, ma ci sono rari casi in cui le divinità hanno un nome greco che ne indica la provenienza dall’estero del culto oltre che della loro iconografia. La figura di Eracle, simbolo della civilizzazione ellenica del Mediterraneo assume un’importanza cruciale in diverse popolazioni ellennizzate, in particolare in Italia. Secondo il mito, il dio greco aveva attraversato e soggiornato nella penisola Italiana dopo aver catturato i buoi di Gerione nell’estremo occidente, una delle famose fatiche dell’eroe.
Secondo la tradizione antica, il piccolo Eracle sarebbe stato portato di nascosto da Hermes a bere il latte di Era, mentre questa dormiva, in modo da garantirne la natura divina anche da parte di madre ( Eracle era nato da un’avventura extraconiugale di Zeus con una mortale ), per adozione, oltre ad essere figlio di Zeus. Alcune gocce di latte, cadute dalla bocca del bambino, sarebbero andate in cielo creando la fascia biancastra che anche oggi chiamiamo “Via Lattea” in greco “Galaxias“, la nostra “galassia“. Fin dalla culla quindi Eracle fu messo alla prova a causa dell’inimicizia di Era, come quando dovette strozzare due serpenti mostruosi inviati per ucciderlo. Ma senza dubbio l’impresa maggiore di Eracle fu le dodici fatiche, durante il servizio prestato a suo cugino Euristeo per volere della dea.
Dapprima uccise il leone nemeo della cui pelle l’eroe si rivestì, poi l’uccisione dell’idra di Lerna, il cinghiale d’Erimanto, la cerva di Cerinea, gli uccelli Stinfalidi, il toro di Creta e le cavalle di Diomede. Poi dovette compiere azioni impossibili come pulire le immense stalle di Augia o rubare la cintura di Ippolita, regina delle Amazzoni. Infine dovette arrivare ai confini del mondo per catturare i pomi d’oro del giardino delle Esperidi o i buoi di Gerione, quindi dovette scendere fino agli inferi per catturare il mostruoso cane Cerbero. Solo alla fine delle sue fatiche e compiute gloriose azioni durante il percorso, Eracle poté essere accolto sull’Olimpo a diventare dio accanto a suo padre Zeus e perfino avere la stessa importanza di Apollo.
La storia mitica di Eracle è collegata al territorio della transumanza nella penisola Italica, non a caso vi passa e soggiorna con una mandria di buoi. Il motivo vero che ha accresciuto la fama di Eracle in Etruria è stato però il fatto che, anche se figlio di Zeus, ottenne la divinità con le proprie forze, questo aspetto ebbe molta importanza nella ricezione del culto di Hercle in Etruria; infatti, nella metà del VI secolo a.C. la figura dell’eroe in grado di raggiungere l’Olimpo e di essere accolto tra gli dei divenne il modello mitico per i re tiranni, che dovevano legittimare la propria ascesa al potere in opposizione al potere oligarchico delle famiglie aristocratiche.
L’iconografia di Hercle fa la sua apparizione nei palazzi dei Tarquini a Roma o Porsenna o ancora Caere ( Cerveteri ) nel famoso santuario di Pyrgi. Statue di Hercle in lotta contro il leone nemeo o contro il toro di Creta o di fronte all’assemblea degli dei fanno la loro comparsa sulle lastre decorative delle regge dei principi aristocratici di Acquarossa o di Velletri.
I primi documenti del nome di Hercle sono in un’iscrizione apposta alla metà del V secolo a.C. sotto il piede di una pregiata kylix proveniente dal santuario ceretano in località S.Antonio. Il culto del dio compare contemporaneamente nel porto e nella città di Pyrgi, quindi proveniente dalla Grecia via mare, anche se tutto fa presagire che qui il dio è visto solo come un ospite. La venerazione di Hercle in Etruria sembra anche assumere un significato particolare in relazione al suo territorio con sorgenti di acqua dolce, che alcune fonti letterarie legano ad azioni prodigiose, come la creazione del lacus Ciminus ( lago di Vico ), che secondo Servio sarebbe sorto dopo che l’eroe aveva conficcato nel terreno una sbarra di ferro per dimostrare la propria forza. Inoltre, anche in Etruria, il dio contende il ruolo di Apollo alle acque termali e salutari, come nelle acquae Apollinares ( terme di Stigliano presso Manziana ).
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