Quando sbarcò nel porto di Famagosta, sull’isola di Cipro, nell’autunno del 1472, Caterina Corner, appartenente all’aristocrazia veneziana, aveva diciotto anni. Del mondo non aveva visto ancora nulla, soltanto il suo palazzo in San Cassiano e il convento di suore dove era stata educata. Non aveva ancora incontrato suo marito, Giacomo di Lusignan, detto il “Bastardo” perché figlio illegittimo di Giovanni II di Lusignan, erede al regno di Cipro, Gerusalemme ed Armenia, che aveva sposato quattro anni prima tramite il suo ambasciatore, Pietro Podocataro, con procura piena.
Questo regno creato da un gruppo di avventurieri della piccola nobiltà del Poitou durante la terza crociata aveva poco o nulla, palazzi danneggiati dai terremoti, città rese malsane dalla malaria, siccità ed invasioni di locuste. Su di un’isola priva di difese naturali ed aperta a tutti gli sbarchi, in un regno latino debole e malvisto dai sudditi greci, al centro di una babele di etnie e lingue, Caterina cercò sempre di dare il meglio di se stessa per il bene del suo regno. La coltivazione della canna da zucchero nell’isola divenne prospera, in un momento in cui l’Europa conosceva solo il miele, ma sempre attenta ai fabbisogni della povera gente al punto da sfamare varie volte Nicosia durante i periodi di carestia.
Nel 1473 Caterina diede alla luce Giacomo III, poco dopo la morte del marito per dissenteria durante una battuta di caccia a soli trentatrè anni. A causa di congiure ed intrighi di ribelli alla regina, Catalani e Genovesi, il piccolo erede fu rapinato dal palazzo di Nicosia e tenuto in ostaggio dalla nonna paterna, che quindi caldeggiava la strategia dei ribelli, forse alla ricerca di un suo nuovo ruolo politico nell’isola. Fu restituito mesi dopo, solo quando i Veneziani riuscirono a stroncare nel sangue la rivolta ed a ripristinare il governo della Corner. Alcuni mesi dopo però, il piccolo morì di malaria e la madre incolpò sempre la suocera e gli altri congiurati per quel sequestro che avrebbe minato la salute del neonato.
Nel periodo dell’avanzata ottomana, Cipro risultava la terra latina più vicina a Istambul, quindi i signori di Venezia, minacciati nei loro interessi commerciali, cercarono di indurre con tutti i mezzi la regina ad abdicare e tornare a Venezia. Dopo molti tentativi riuscì nell’opera Giorgio, uno dei fratelli di Caterina. La Serenissima concesse a Caterina una proprietà nei pressi di Asolo ed inoltre il mantenimento del titolo.
Nel 1489 Caterina Corner fece ritorno da Cipro a Venezia ed al suo sbarco venne organizzato un corteo trionfale, formato dalle tipiche barche cinquecentesche veneziane, il “Bucintoro” in testa, la barca di rappresentanza della Serenissima. A questo corteo fece seguito una competizione agonistica che vide i campioni della voga sfidarsi a colpi di remo sui “gondolini”, preceduti dalle regate sulle “caorline”, sulle “mascarete” riservate alle donne e sui “pupparini” per i giovani.
La manifestazione moderna si svolge sul Canal Grande la prima domenica di settembre, divisa in due fasi principali: il corteo storico e le regate competitive. Il corteo storico è formato da decine di imbarcazioni tipiche veneziane a remi, tra cui le “bissone” che sfilano in una processione che parte dal Bacino di San Marco e percorre tutto il Canal Grande fino al Ponte della Costituzione, per poi ripercorrere a ritroso il tragitto fino alla Machina, un palco galleggiante, il punto di arrivo delle gare a remi. La parte agonistica della manifestazione si tiene con le regate delle barche veneziane a remi aventi un determinato numero e colore dello scafo: la regata di gondole a quattro remi, la regata delle maciarele per i ragazzi fino a 12 anni e fino ai 14 anni, la regata dei giovanissimi su pupparini a due remi, la regata delle donne su mascarete a due remi, la regata su caorline a sei remi e la regata dei campioni su gondolini. Ad ogni regata partecipano nove equipaggi più uno di riserva, si parte dal Bacino di San Marco attraverso il Canal Grande fino ad arrivare al Ca’ Foscari, dove è collocata la Machina.
Ecco la storia che lega uno dei maggiori eventi di Venezia ad una regina che venne spodestata del suo trono su un’isola immersa nel Mediterraneo, spartiacque tra la cultura cristiana ed araba.
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