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Il Trattato di Anagni tra Impero e Papato

Il 19 agosto del 1159 papa Adriano IV, Nicholas Breakspear, unico inglese ad essere salito al soglio pontificio, convocò nella città di Anagni i delegati dei Comuni lombardi ( Milano, Brescia, Piacenza e Cremona ) per stabilire i criteri di un’alleanza armata contro l’imperatore Federico Barbarossa che intanto stava stringendo d’assedio la città di Crema, nel tentativo di estendere la sua influenza sulla pianura Padana. Tra i Comuni fu stipulato un patto firmato col quale si faceva un giuramento solenne che vietava qualsiasi accordo con Federico Barbarossa senza avere l’autorizzazione da parte del pontefice. Alla morte di Adriano IV salì al soglio pontificio Rolando Bandinelli da Siena col nome di Alessandro III.
Si svolsero numerose attività del papa ad Anagni tra cui la canonizzazione di re Edoardo nella cattedrale della città laziale, come attesta la bolla septimo Idus februarii nell’anno 1162. Successivamente il pontefice fu costretto a rifugiarsi in Francia perché, tranne Anagni, Orvieto e Terracina, tutto il resto dello Stato della Chiesa, da Acquapendente ( famoso il racconto della festività dei Pugnaloni in questa cittadina del Viterbese che si originò proprio in quel periodo ) a Ceprano erano sotto il controllo dei Tedeschi e degli scismatici.
Dopo la sconfitta di Legnano, il 29 maggio del 1176, il Barbarossa fu costretto a cercare la pace: nell’ottobre di quell’anno spedì come suoi ambasciatori ad Anagni gli arcivescovi di Magdeburgo e Magonza, il vescovo di Worms ed il protonotario imperiale con pieni poteri di instaurare trattative tra la Chiesa e Federico. La venuta degli ambasciatori fu registrata come uno degli avvenimenti più splendidi che abbiano mai allietato la città di Anagni ed il papa li ricevette nella cattedrale.

Cattedrale di Anagni

La conferenza durò per quindici giorni e alla fine si giunse al trattato di Anagni, il Pactum Anagninum, che messo per iscritto servì come base per ulteriori trattative. Il trattato era diviso in sei parti, vediamone le condizioni:

  • Riconoscimento di Alessandro III come legittimo pontefice.
  • Restituzione dei possedimenti della Chiesa romana.
  • Capitoli sulle relazioni dell’imperatore con gli alleati della chiesa ed in particolare la pace con i Lombardi.
  • Decisioni speciali per la risoluzione dello scisma in Germania ed in Italia.
  • Riconoscimento di Federico come imperatore, di Beatrice come imperatrice ed Enrico come re dei romani da parte del papa e dei cardinali.
  • Deliberazioni rispetto alla pace definitiva, la Chiesa difatti poteva scomunicare i violatori del trattato.

Il prezioso documento che si riteneva perduto, fu ritrovato da Raffaele Ambrosi de Magistris nell’Archivio Vaticano nel 1880 fra le carte provenienti da Castel Sant’Angelo, dove era stato portato dall’Archivio Capitolare di Anagni dal 1578 per ordine di papa Gregorio XIII.

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