Tra le rive del mar di Marmara ed il mare Egeo vi è una terra che in passato è stata teatro di tre grandi battaglie tra Dario III ed Alessandro Magno, conclusasi con la vittoria di quest’ultimo, 150 anni dopo l’avventura di Serse che voleva allargare le sue conquiste dopo che il padre Dario I fu fermato proprio dai Greci. In questa pianura alluvionale oggi si trova Lapseki un tempo Lampsaco nota perché culla di un dio mitologico, sia greco che romano, di nome Priapo.
Questo dio è venerato anche altrove, ma a Lampsaco tuttavia lo venerano più di tutti gli altri dei ritenendolo il figlio di Dioniso ed Afrodite. In altri luoghi lo ritengono nato dall’unione di Afrodite con Ermes o con Ares o con Adone e perfino con lo stesso Zeus. Hera, che vedeva con odio Afrodite, una delle tante figlie nate dagli adulteri commessi da Zeus, sfiorò malevolmente il ventre della dea da dare al nascituro un aspetto brutto e deforme, con grandi e sproporzionati genitali in perenne erezione ed un volto da vecchio.
Priapo |
La concordia di tanti autorevoli autori nel consacrare queste terre, Lampsaco in particolare, ad una divinità tanto curiosa, induce a chiedersi del perché un dio tanto singolare era venerato proprio qui. Innanzitutto il mito vuole che proprio a Lampsaco il dio nacque e crebbe. Afrodite difatti accortasi dello sgraziato nascituro lo abbandonò nei pressi di Lampsaco. Il bimbo allora fu accolto e salvato dai pastori, ma una volta cresciuto mise in subbuglio le donne della città suscitando in padri e mariti odio verso il dio, al punto da allontanarlo da Lampsaco, a quel punto il dio fu accolto nel consesso degli dei.
Una volta restituito al suo rango non tardò a far scontare agli abitanti di Lampsaco l’umiliazione subita. Alcuni raccontano dell’improduttività del suolo che portò a carestia. Subito gli abitanti riportarono il tutto alla scacciata del dio che con il suo membro, simbolo di fertilità, aveva abbandonato quelle terre. Ben presto quindi Lampsaco dovette fare ammenda, rendendo i dovuti onori a quel dio, divenendo il centro principale del suo culto. Ogni anno a Priapo veniva sacrificato un asino, offerta voluta dallo stesso Priapo in quanto al termine di una festa tra gli dei, dove il vino scorreva a fiumi, mentre i satiri e le ninfe dormivano o si trastullavano ubriachi, il dio vagava qua e là per soddisfare le sue voglie. Scorta la vergine Vesta assopita, il dio le si accostò furtivo, ma quando stava per lanciarsi all’assalto, l’asino di Sileno, legato nei pressi, emise un sonoro raglio. Vesta si destò e tutti accorsero incuriositi, la scena si conclude con priapo che “fugge tra le mani che si levano minacciose”. Da allora vengono date alle fiamme le viscere dell’asino “delatore”.
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