La Chiesa Copta ed il Monachesimo in Egitto

L’Egitto è sempre stato un paese a vocazione agricola, non a caso dalla conquista romana del 30 a.C., ebbe l’appellativo di “granaio imperiale“, in questo modo il paese restò per secoli in un sistema chiuso, sia dal punto di vista economico che amministrativo. A partire dall’età di Costantino, intorno al 312 d.C., nell’Egitto romano venne introdotto un nuovo sistema per il calcolo delle imposte, basato su cicli fiscali e della durata di quindici anni, le “indizioni“. Da questo periodo si assistette all’integrazione dell’Egitto nella struttura amministrativa dell’impero, con il conseguente attenuarsi dell’isolamento millenario. In tal senso fu creata la città di Costantinopoli ( città dedicata all’imperatore Costantino ) nel 324 d.C. che sottrasse a Roma e a tutto l’Occidente il monopolio dell’uso delle risorse cerealicole dell’Egitto. In questo contesto si ebbe la crescente diffusione del cristianesimo ed Alessandria ben presto divenne il principale centro religioso del paese, nacque la chiesa egiziana o chiesa copta.

Il termine “copto” deriva dalla parola araba “qibt” che a sua volta è la forma abbreviata della parola greca “aigyptios” che appunto significa egiziano. Il termine chiesa copta è quindi utilizzato per designare la chiesa egiziana, nato dagli arabi che così chiamavano i suoi abitanti durante la loro conquista. Dell’Egitto si parla a proposito della fuga della Sacra Famiglia da Betlemme e San Luca ricorda che alcuni egiziani erano presenti a Gerusalemme nel giorno della Pentecoste, quando lo Spirito Santo discese sui fedeli. I cristiani egiziani sostengono che San Marco evangelista visitò Alessandria dove praticò il Vangelo e fondò la sede apostolica della città, nominando come suo successore il ciabattino Anniano, che fu il primo egiziano ad essersi convertito al cristianesimo. L’accrescersi della comunità cristiana in Egitto provocò l’ira dei pagani, che presero San Marco e lo portarono per due giorni attraverso le vie di Alessandria con una corda al collo, fino a farlo morire. Da allora i copti venerano San Marco come fondatore e protettore della loro chiesa.

Nei deserti egiziani si andava diffondendo il monachesimo, nato da eremiti rifugiatisi nel deserto per sfuggire alle persecuzioni di metà del III secolo d.C. Il fondatore del monachesimo fu considerato Sant’Antonio, che intorno al 270 d.C. convinse molti ad optare per la vita eremitica. In realtà, però, il monachesimo fu creato da un ex soldato contemporaneo ad Antonio, un tale Pacomio, che applicò alla vita eremitica, le regole della disciplina militare. Lungo la valle del Nilo sorsero quindi numerose comunità monastiche, sia maschili che femminili, che raggruppavano i monaci in base al loro mestiere, difatti la loro vita era dedita alle attività manuali ed avevano l’obbligo di totale obbedienza verso i superiori.
Il più famoso monaco copto fu Shenute, archimandrita del Monastero Bianco, che divenne il punto di riferimento della sua gente, fu anche un prolifico autore letterario in lingua copta e fu anche il maggior organizzatore delle traduzioni dei testi patristici greci del IV e V secolo d.C.

Monastero Bianco

Monastero Bianco

 

Oltre al famoso e conosciutissimo  Monastero di Atripe o Bianco ( Deir al-Abiyad ), chiamato così per il colore della pietra utilizzata, abbiamo il poco conosciuto Monastero Rosso ( Deir al-Ahmar ) che deve anch’esso il nome al colore dei materiali utilizzati per costruirlo, soprattutto mattoni in cotto.

Monastero Rosso

Monastero Rosso

 

L’arte copta nasce come arte cristiana, ma ha adottato motivi particolari, come per esempio la Madonna del latte che prende il posto della dea Iside che nutre Horus.

La lingua proviene da una particolare forma di egiziano a cui il greco ha dato l’alfabeto, un vasto vocabolario e molte strutture sintattiche. Al tempo dell’invasione araba nel 640 d.C. il copto era la lingua della comunità cristiana, mentre il greco era utilizzato nella pubblica amministrazione. L’arabo ha impiegato tre secoli per pareggiare l’uso del copto ed altri tre secoli per soppiantarlo, oggi il copto viene ancora utilizzato come pura lingua liturgica.

La letteratura copta è intimamente connessa alle vicende della chiesa egiziana, ci sono testi agiografici, omiletici, innografici ed apocalittici, ai quali si affiancano le traduzioni della Bibbia ed altre opere a carattere liturgico. Un discorso importante riguarda poi la letteratura gnostica e la scoperta di una biblioteca gnostica in lingua copta nel 1945 che è databile tra la fine del III e l’inizio del IV secolo d.C., rinvenuta presso il cimitero di Nag Hammadi a nord di Luxor.

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