Il pontificato di Leone I insieme a quello di Gregorio I fu uno dei più significativi dell’antichità cristiana, al punto da avere l’appellativo di “Magno”. In un periodo in cui la Chiesa assisteva alla decadenza dell’Impero Romano d’Occidente, questo papa guidò il destino della Chiesa Romana perfino contro le orde barbariche di Attila, il re degli Unni.
Nato in Toscana, fu consacrato papa il 29 settembre 440 alla morte di Sisto III, per acclamazione popolare e lungo il suo pontificato durato per 21 anni stabilì la centralità di Roma rispetto alle altre Chiese. “Le porte degli inferi non prevarranno contro la mia Chiesa“, frase proveniente dal Vangelo di Matteo, è scritto sul cartiglio ai lati del monumento funebre, appartato e silente. Sotto l’altare della Cappella della Madonna della Colonna, all’estrema sinistra della navata centrale, spalle al baldacchino a tortiglione della tomba di San Pietro, stanno le spoglie di Leone Magno, primo papa sepolto in quella che sarebbe divenuta la basilica della cristianità. Le spoglie di Leone I furono traslate qui nel 1715 dal vestibolo, nel quale era stato sepolto il 10 novembre 461.
Nel marmo inciso da Alessandro Algardi, tra il 1646 ed il 1653, viene rievocato l’incontro del pontefice con Attila, il “flagello di Dio” a Mantova nel 452, dove il re degli Unni assistette atterrito all’apparizione degli Apostoli Pietro e Paolo evocati da Leone Magno, che in questo modo salvò Roma dalla devastazione.
Lo stesso evento è stato anche dipinto da Raffaello nella stanza di Eliodoro in Vaticano, che l’artista ultimò durante il pontificato di Leone X, dal 1513 al 1521.
Ma tutte queste onorificenze per papa Leone I non furono per questo evento in se stesso, piuttosto per il motivo che per la prima volta il cristianesimo aveva superato il potere imperiale, difatti il papa fu accompagnato all’incontro sul fiume Mincio a Mantova nel 452 dal console e dal prefetto di Roma, ma egli stesso fu il mediatore. L’abilità diplomatica del pontefice non si sarebbe ripetuta alcuni anni più tardi, nel 455, quando Genserico, re dei Vandali, sbarcò ad Ostia e saccheggiò Roma per la seconda volta dopo quello di Alarico.
In questo periodo, nella citta di Roma vennero convertiti ed ammessi alla confessione un certo numero di manichei; coloro che si rifiutavano di abiurare, in ossequio agli editti imperiali, furono banditi. Il 30 gennaio 444 , il Papa inviò una lettera a tutti i vescovi italiani, alla quale allego i documenti dei procedimenti istruiti nei confronti dei manichei romani. In questa lettera li esortava a rimanere vigili ed a denunciare qualsiasi manicheo