I Romanzi non Veristi di Verga

Quando ci si riferisce a Giovanni Verga, solitamente è per parlare del Verismo: ossia la corrente letteraria da lui fondata e che emerge dalle opere che narrano vicende raffiguranti scene di normale quotidianità come, ad esempio, il suo più noto capolavoro I Malavoglia.
Ma il drammaturgo siciliano aveva iniziato a scrivere in stile romantico, come si evince dalla sua opera I Carbonari della Montagna, un testo che si può considerare redatto in uno stile dove emerge il romanticismo più retorico ricettivo di quegli influssi esagerati che originarono, più tardi, la sua decadenza.

Verga, dopo la formazione sviluppata nella sua Sicilia, si trasferì a Firenze, all’epoca Capitale del Regno d’Italia, dove scrisse diversi romanzi. Fu solamente quando si mosse per Milano, dove visse per un ventennio, che fu influenzato dalla Scapigliatura editando romanzi come Eros, Una Peccatrice, Tigre Reale, Eva, Storia di una Capinera.
Scritti questi, che fanno parte di quella letteratura definita “preverista”. Si tratta di opere che, in qualche modo, sono somiglianti tra loro in quanto, i vari protagonisti descritti, presentano caratteristiche riconducibili allo stesso Verga. Infatti hanno come denominatore comune, l’obiettivo di godere di una vita luminosa che però nella maggior parte dei casi, veniva a morire a causa dell’oggettività di una realtà che annichiliva quel desiderio.

C’è da precisare che le prime opere dello scrittore sono improntate a quell’epopea romantica appartenente al periodo del Risorgimento dove trovano spazio la poesia ed il pensiero.
Questo elenco deve comprende i già citati “I Carbonari della Montagna”, Amore e Patria, Una Peccatrice, Sulle lagune e Storie di una Capinera.
In stile scapigliato sono invece queste opere che lasciano trasparire una significativa passionalità: Eros, Tigre Reale, Eva.

Giovanni Carmelo Verga (Catania, 2 settembre 1840 – Catania, 27 gennaio 1922)

La prima descrive le passioni morbose di un nobile, corrotto dalla società, che è fortemente attratto dalla cugina e da una sua amica. La storia termina con il suicidio del protagonista.
Tigre Reale racconta la storia di un poeta innamorato di una nobile russa divoratrice di uomini che, ammalata di tisi, troverà la fine prematuramente mentre lui, redento, rientrerà in famiglia.
Eva narra l’amore di un pittore per una ballerina che impersona il simbolo della corruzione all’interno di un contesto totalmente materialista. Il pittore, divenuto famoso e ricco, continuerà a non essere capace di amare Eva e per questa ragione, scapperà in Sicilia dove si lascerà morire. Si tratta di un romanzo quasi autobiografico dove il pittore, animato da artistici ideali, si scontra con una società che lo emargina e lo declassa. Incominciato a Firenze e terminato a Milano, è nel tipico stile che contraddistingue la Scapigliatura.
Nel 1866 Giovanni Verga pubblica un romanzo che dopo ripudierà: si tratta de Una Peccatrice, una sorta di autobiografia dove lo scrittore, in uno stile melodrammatico e significativamente enfatico, racconta la storia di un intellettuale siciliano che raggiunge ricchezza e notorietà e che tuttavia si suicida a causa del rifiuto ricevuto dalla donna amata.

Più noto è il romanzo Storia di una Capinera che ebbe un ottimo riscontro sin dalla sua prima edizione del 1871. Anche in questo caso la trama verte su di un impossibile amore.
Tutte le opere sopra citate possono inserirsi in quel clima definito tardo romantico dove il denominatore comune è costituito da un mix costituito dall’atmosfera bohèmieme, dalle ambientazioni nobiliari e dalle passioni violente descritte in modo enfatico ed esagerato; praticamente tutto agli antipodi dello stile francese del Naturalismo che si stava distribuendo in tutto il Vecchio Continente come un virus.
Merita una speciale annotazione la novella Fantasticheria scritta prima del 1878, ossia precedentemente alla nascita del verismo.
Questa novella fa parte della raccolta Vita dei campi ma è straordinaria in quanto si tratta di un unicum per via del modo con la quale è redatta, ossia come una lettera destinata ad una dama della borghesia che scappa dopo solo due giorni trascorsi in una piccola cittadina siciliana (Aci Trezza) in quanto annoiata da come si vive in quel luogo.
Appare evidente, leggendo tra le righe di questa novella, che traspare un abbozzo de I Malavoglia, come si evince dai tratti caratteriali di alcuni personaggi. L’idealizzazione di questo mondo rurale appartiene a quel concetto del tardo romanticismo che vede ancor riconosciute, le peculiarità delle classi rurali che sono le portatrici sane di valori legati al sentimento e alla positività, tanto da essere romanticamente idolatrate.

Nel 1878 avviene la svolta Verista di Verga con la redazione del racconto Rosso Malpelo. La storia è quella di un giovane minatore destinato a vivere nel duro e disumano ambiente dello sfruttamento del duro lavoro in miniera. Verga cambia radicalmente lo stile del linguaggio fino a quel tempo da lui utilizzato che, in Rosso Malpelo, appare duro come quello utilizzato nella narrazione popolare. In questa storia non ci sono più i barocchi e lussuosi arredi accuratamente descritti nelle opere precedenti, dove il gusto per una ridondante ricchezza era ben presente, ma tutt’altro. È l’opera prima dello stile del Verismo dove Verga spersonalizza il racconto narrando oggettivamente scenari reali e non più artificiose passioni tanto raffinate quanto anacronistiche.

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