Garibaldi e la Guerra in Uruguay

Giuseppe Garibaldi rimane uno dei personaggi più discussi della storia del risorgimento italiano; molti i falsi storici legati alle sue gesta, probabilmente generati dai metodi piuttosto discutibili coi quali il nostro eroe nazionale era uso condurre le proprie campagne di conquista.
Reali o presunti che siano i metodi da caudillo, rimane indiscussa la lealtà intellettuale che ha animato ogni sua battaglia e gli ideali che lo spinsero verso una vita da condottiero.
Nato a Nizza il 4 luglio del 1807 da genitori liguri, in un periodo in cui la bellissima cittadina era annessa alla Francia, ma che in seguito al congresso di Vienna del 1815 sarebbe appartenuta al Regno di Sardegna, Garibaldi compiuti gli studi si dedicò all’attività marittima, sua innata passione.
Questi non amò né l’Italia monarchica né la Francia del tempo, al punto che si definiva semplicemente nizzardo; da liberale subì il fascino degli ideali mazziniani e aderì alla Giovine Italia, i cui principi lo accompagnarono per tutta la vita.
Giovanissimo si imbarcò in qualità di mozzo e iniziò le sue esperienze in mare nell’area mediterranea, tra il Mar Nero e Costantinopoli, dove a causa della guerra turco russa fu costretto (forse per malattia) a rimanere alcuni anni e dove si dedicò all’insegnamento, integrandosi bene nella comunità italiana.
Durante i suoi viaggi conobbe Emile Barrault, dal quale acquisì i principi Sansimoniani e durante le traversate usava fare opere di proselitismo.
Durante un tentativo di sommossa al porto di Genova poi fallito, venne identificato dalla gendarmeria e costretto a fuggire poiché ritenuto uno dei capi della sommossa e condannato a morte in contumacia.
Correva l’anno 1834 e questo episodio diede inizio al periodo delle campagne in sud America durato circa 12 anni, durante i quali il nizzardo ebbe a formarsi militarmente oltre ad acquisire un immenso bagaglio culturale politico.
Durante la sua fuga si rifugia prima a Marsiglia, da dove a bordo di un brigantino mercantile raggiunge Odessa, per poi dirigersi a Tunisi arruolandosi al servizio del sultano Bay.
In seguito ritorna a Marsiglia solo per imbarcarsi a bordo del brigantino Nautonnier che fa rotta per Rio de Janeiro.
In quel periodo tutto il sud America era in subbuglio a causa degli eventi napoleonici e per la decolonizzazione dalla Spagna e dal Portogallo.
Qui acquista un battello di 20 metri con l’intento di trasportare merci e passeggeri tra Rio e Campos, ma l’attività imprenditoriale si rivela una dote mancante, mentre il solo fatto di aver battezzato il battello col nome Mazzini, la dice lunga sulle sue mai sopite aspirazioni di liberatore degli oppressi.
Ottenuta una “patente de corso” dal governo di Rio Grande do Sul provincia separatista, con un esercito di 14 uomini intraprende una guerra da corsaro, contrastando e catturando le navi da guerra e mercantili dell’Impero Brasiliano.
Durante quella che doveva essere una tranquilla sosta nel vicino Uruguay in territorio neutro, a seguito di un riavvicinamento del governo uruguagio a quello brasiliano, in seguito allo spostamento degli equilibri politici, Garibaldi venne raggiunto da un ordine di cattura e attaccato da alcune imbarcazioni militari.
Per un episodio puramente fortuito, pur ferito al collo riesce a dileguarsi risalendo il fiume Paranà fino al porto di Galeguay in Argentina, nella provincia di Entre Rios,
dove viene trattenuto con modi a dir poco garbati e dove gli viene assegnata come prigione l’intera città, permettendogli di guarire in tutta tranquillità, ad imparare lo spagnolo e a cavalcare.
Quando nel febbraio del 1838 viene riconsegnato alle autorità Riograndesi, il “Gaucho” Garibaldi decide di dedicarsi alla conquista di Puerto Alegre, provvede alla realizzazione di due imbarcazioni, il Riopardo e l’Indipendencia e avvia la resistenza nei mari antistanti l’Uruguay, determinando l’ira e le reazioni dell’Impero Brasiliano, che a quel punto colloca tra le priorità la sua cattura.
La figura del condottiero in quegli anni assunse una popolarità senza eguali, le sue battaglie in mare venivano condotte con estrema perizia e raccontate con la stessa enfasi di una leggenda. Ma anche sulla terraferma cominciavano ad echeggiare i racconti delle sue gesta belliche, epica fu la disfatta del reggimento guidato dal maggiore Francisco Pedro de Abren, incaricato della sua cattura e respinto nello scontro di Galpón de Xarqueada.
In quegli anni Garibaldi acquisì l’arte di trasformare gruppi di contadini in valorosi soldati, abilità che avrebbe sfruttato anche negli anni futuri, durante le campagne italiche.
In quegli anni conosce Ana Maria Ribeiro da Silva (Anita), che presto diventerà sua compagna di vita e di lotta per il socialismo prima e per la repubblica poi; da lei ebbe 4 figli, tutti nati durante il soggiorno a Montevideo, un periodo relativamente tranquillo, dal momento che la guerriglia proseguì sul piano diplomatico e che andava man mano delineandosi una concordata spartizione tra l’impero brasiliano e la repubblica di Rio Grande do Sul.
Ma caccia e pesca non sono poi attività che possano soddisfare un animo combattivo come quello del condottiero Garibaldi, il quale in quel periodo riprende la corrispondenza con i suoi amici in Italia, dove presto tornerà per offrire i propri servigi.
Nel frattempo torna in Uruguay, dove è in corso una sofferta colonizzazione specialmente nel territorio interno e sono in atto scontri con le tribù indios.
Non meno spigolosa fu la lotta politica per la gestione della neonata Uruguay, ex colonia spagnola divenuta indipendente e contesa dai due partiti maggiori, i Blancos e i Colorados con i quali Garibaldi si schiera, a sostegno delle politiche liberali da questi praticate.
La successiva “Guerra Grande” contro l’Argentina lo vede ancora impegnato tra le fila uruguayane, a comando di una piccola flotta che però viene presto sbaragliata dagli argentini, molto superiori in armamenti.
Ripara a Montevideo, della quale negli anni a seguire dovrà provvedere alla difesa durante l’assedio, compito che svolge ancora una volta egregiamente.
La popolarità di Garibaldi in Uruguay è un fenomeno unico, in seguito alla vittoria schiacciante riportata durante la battaglia di sant’Antonio del Salto, viene insignito insieme ai suoi legionari dell’appellativo di “benemerito della Repubblica”.
In Uruguay le strade e le piazze dedicate all’eroe dei due mondi non si contano, addirittura una cittadina di 1.100 abitanti a sud di Salto porta il suo nome ed è tuttora considerato l’eroe nazionale a pari merito con Josè Gervasio Artigas.
Gli anni vissuti in sud America e in Uruguay particolarmente, furono cruciali e servirono come scuola militare e politica, dove il giovane Giuseppe Garibaldi imparò l’arte della guerra, del trasformare un nugulo di rozzi campesinos in arditi e motivati combattenti e dove imparò la diplomazia, tutte virtù che gli sarebbero tornate utili in Italia e che al momento opportuno lo resero “obbediente” perfino nei confronti di un monarca.

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