Il Realismo Magico ed il Surrealismo

Può sembrare un ossimoro, data la presenza di due principi stridenti tra loro, ma la poetica del Realismo Magico deve le sue fortune proprio a quell’effetto di straniamento che nasce da una descrizione meticolosa della realtà, nella quale però sono presenti elementi appunto magici. Coniato per la prima volta negli anni ’20 dal critico tedesco Franz Roh per descrivere le opere riconducibili al movimento pittorico post-espressionista, il Realismo Magico divenne in seguito il marchio di fabbrica per la corrente dominante della letteratura latino-americana. Autori come Gabriel García Márquez, Jorge Luis Borges, Julio Cortázar, Isabel Allende, utilizzarono consapevolmente o meno gli stilemi propri di questo genere, inserendo massicce dosi di elementi fantastici in un contesto fortemente legato alla realtà e alla contemporaneità.
Si consideri, dunque, che il Realismo Magico conosce due distinte fasi di sviluppo: prima di divenire a partire dagli anni ’60 lo stile di riferimento della narrativa in lingua spagnola, infatti, il termine viene utilizzato negli anni ’20 dello scorso secolo per descrivere i movimenti pittorici che prendono piede nel Vecchio Continente. Si pensi, in tal senso, alla pittura metafisica dell’italiano Giorgio De Chirico, autore di opere nelle quali il contesto di rigoroso realismo, frutto dell’adesione all’architettura razionalista, è aperto ad elementi di natura trascendentale. O al Surrealismo di altri autori del periodo, che inserirono nelle loro opere elementi provenienti dalla dimensione del sogno. O ancora alle opere dello statunitense Edward Hopper, dove l’elemento magico non è mai palesato, ma la raffigurazione della realtà viene resa in maniera talmente nuda ed esasperata che l’osservatore è costretto a fare i conti con un aspetto metafisico che emerge prepotentemente.

Gabriel García Márquez

Gabriel García Márquez

Tornando alla letteratura, il testo seminale del Realismo Magico è senza dubbio il celeberrimo “Cent’anni di Solitudine” di Gabriel García Márquez, una delle opere più rappresentative della letteratura dello scorso secolo: la saga dei Buendía, infatti, mediante l’artificio letterario, attraversa un secolo di storia colombiana. In un contesto dunque molto realistico – gli scontri politici, l’egemonia economica della Compagnia Bananiera, le resistenze della dottrina Monroe per la quale gli USA dovevano mantenere il predominio in America Latina a discapito delle altre popolazioni, l’avvento della classe operaia, la brutale repressione di movimenti che chiedono democrazia – García Márquez inserisce a piene mani elementi sovrannaturali, descritti anche loro con piglio realistico, ma che spesso possono essere solo intuiti e non spiegati. In alcuni casi si tratta di vere e proprie leggende alimentate dal folklore che l’autore ha raccolto ed inserito in questa intricata vicenda; in altri casi sono invenzioni letterarie tout-court. L’elemento magico incide peraltro pesantemente nello sviluppo delle vicende, poiché può dare luogo a distorsioni temporali o ad assenza di temporalità, può spingere determinati personaggi a mettere in discussione tali eventi non razionali, può spingere l’autore a descrivere in maniera ricca e particolareggiata una serie di dettagli di natura sensoriale.
Questo artificio letterario, che in Cent’anni di Solitudine raggiunge il suo sviluppo più completo e coerente, è messo in pratica da numerosi altri scrittori latino-americani del periodo, spinti spesso dall’intento di raccontare eventi storici – in genere dal punto di vista progressista, area culturale alla quale fanno riferimento quasi tutti i narratori di cui parliamo – attraverso l’uso di elementi magici. È il caso di un altro celebre romanzo, “La Casa Degli Spiriti“, della scrittrice peruviana di nascita, ma cilena d’adozione, Isabel Allende. Il libro narra le vicende dei Treuba, mentre sullo sfondo scorre un pezzo significativo della storia politica del Cile moderno, che culmina con il drammatico colpo di stato militare ad opera del generale Augusto Pinochet volto a spodestare il governo socialista democraticamente eletto del presidente Salvador Allende, nonno della scrittrice. La matrice magica in questo caso è ancora più marcata, poiché gli elementi di questa natura non provengono tanto dal folklore locale, quanto da una visione della narrazione che dà spazio ad un mondo esoterico, fatto di apparizioni di fantasmi (gli spiriti del titolo) e di altri elementi di finzione che celano vicende storiche chiare e definite (i personaggi del Poeta e del Presidente, ad esempio, sono evidentemente Pablo Neruda e Salvador Allende).
Proprio per la sua natura volutamente ambigua e per i riferimenti che si collocano tanto sul piano storico-politico che su quello legato alla dimensione metafisica, il Realismo Magico è stato spesso sovrapposto al Surrealismo, intendendolo come una sorta di prolungamento dello stesso in ambito letterario. In realtà le differenze sono molteplici e anche piuttosto dirimenti, poiché i surrealisti hanno lo scopo di cogliere una realtà “altra” rispetto a quella tangibile, un qualcosa di più profondo che si cela dietro la vita quotidiana. Basti pensare alle opere che abbiamo descritte fin qui per comprendere invece che i fautori del Realismo Magico non perseguono affatto uno scopo di questa portata, ma al contrario vogliono rimanere ben ancorati alla realtà e alla Storia, che viene però arricchita di elementi “meravigliosi”. Gli scrittori riconducibili a questo filone, infatti, non sono interessati a pratiche come il sogno o l’ipnosi, e non ricercano affatto fughe dalla realtà: come abbiamo già detto, molti di questi narratori sono o sono stati impegnati politicamente nei loro paesi, hanno una visione chiara dell’esistente e degli sforzi necessari per mutarlo. Questi aspetti nei surrealisti, che pure tanta influenza ebbero nel continente latino-americano, sono completamente assenti.
Lo stesso discorso può farsi anche con la Fantascienza, altro genere che spesso è stato accostato al Realismo Magico. In questo caso si rischia meno il fraintendimento, poiché la fantascienza rappresenta un filone narrativo ben delineato, con una sua storia e una sua evoluzione che si discosta in maniera piuttosto netta dagli stilemi del Realismo Magico. Isaac Asimov, Philip K. Dick e altri grandi scrittori di genere, infatti, partono da premesse del tutto differenti rispetto a quelle di Borges, o Cortazar, o dello stesso Márquez, poiché inventano di sana pianta altri mondi, alternativi al nostro. Certo, in molti casi – ad esempio nei romanzi distopici – i riferimenti alla realtà non mancano, ma siamo ben lontani da descrizioni storiche particolareggiate e anche dagli stessi elementi magici, che nella fantascienza di solito sono soppiantati dalla tecnologia e dalle sue applicazioni più estreme.

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