Una delle cause che produsse grandi squilibri nell’economica tardo-bizantina, fu l’istituzione della pronoia, che conobbe un notevole successo a partire dal regno di Alessio I Comneno. Con il termine pronoia ( cura ) si designava un appezzamento di terreno concesso ad un individuo dall’imperatore, compresi tutti i contadini sull’appezzamento di terreno che erano obbligati a pagare le tasse al concessionario. In cambio di questo esso doveva prestare servizio militare con una truppa proporzionale alla grandezza del terreno ricevuto in concessione. Alla morte, il terreno ritornava allo Stato che lo consegnava ad un nuovo concessionario. Più tardi i pronoiari, che appartenevano tutti o quasi all’aristocrazia, riuscirono ad ottenere il diritto di successione agli eredi della concessione, annettendosi di fatto la maggior parte delle terre statali. Questo cambiamento andò tutto a sfavore dei lavoratori che non potevano far fronte allo strapotere dei latifondisti, infatti pur di non pagare le tasse essi vendevano i terreni oppure cacciavano gli agricoltori.
Il 5 giugno del 1341 morì a Costantinopoli l’imperatore Andronico II Paleologo, lasciando come successore il figlio di appena nove anni, Giovanni V. Il megas domestikos Giovanni Cantacuzeno, comandante in capo delle forze militari terrestri e miglior amico del defunto sovrano, si autoproclamò reggente dell’impero. Contro di lui si formò subito una coalizione formata dall’imperatrice madre Anna di Savoia, il patriarca di Costantinopoli e l’ambizioso parvenu Alessio Apocauco, vecchio seguace dello stesso megas domestikos. Nel 1341 Si scatenò così una furibonda guerra civile tra il reggente, che nel frattempo si fece proclamare imperatore con il nome di Giovanni VI e soprattutto Alessio Apocauco che richiese il sostegno delle masse popolari incitandole alla rivolta contro gli aristocratici dell’imperatore.
La situazione dell’impero a metà del XIV secolo era molto delicata a causa delle bramosie di potere degli aristocratici che tendevano a sottrarsi al pagamento delle imposte ed inglobare i piccoli possedimenti dei poveri contadini che non potevano più pagare le tasse a causa dell’eccessiva pressione fiscale ( mi ricorda tanto un paese dei giorni nostri! ).
La congiura contro Giovanni VI si trasformò ben presto in una ribellione contro i poteri forti da parte dei più deboli che Cantacuzeno stesso, nelle sue memorie, definì “zeloti“, nel loro delirio di violenza e distruzione.
Il termine “zeloti” che deriva dal termine greco “zelo”, fu adottato per la prima volta per designare gli aderenti ad una corrente politico-religiosa giudaica sorta nel I secolo d.C. Questi praticavano una severa osservanza della Legge con conseguente nazionalismo che si tradusse nell’opposizione armata contro la dominazione romana in Palestina. Successivamente lo stesso termine ha indicato il partito politico-religioso di Tessalonica durante le lotte di cui abbiamo trattato in precedenza.
Dapprima le rivolte si scatenarono ad Adrianopoli, poi ben presto si trascinarono fino a Tessalonica, l’odierna Salonicco, la città bizantina con la maggiore differenziazione tra aristocratici e poveri. Si andava dalla smodata ricchezza dei primi alla terribile miseria dei secondi. Inizialmente gli zeloti riuscirono a respingere gli attacchi di Giovanni VI Cantacuzeno, ma nel 1345, a causa delle divisioni interne dei rivoltosi e della morte di Alessio Apocauco, il primo ebbe la meglio ed il 3 febbraio del 1347 venne riconosciuto imperatore a Costantinopoli, dove tre mesi più tardi ebbe luogo la cerimonia di incoronazione.
Naturalmente gli zeloti si rifiutarono di riconoscere l’imperatore e nel 1349 tentarono di consegnare la propria città nelle mani del monarca serbo Stefano Uros IV Dusan, ma fallirono e nel 1350 Giovanni VI e Giovanni V entrarono in città, l’ordine fu ristabilito a Tessalonica.