La Via Francigena

La cosiddetta Via Francigena era costituita da un fascio di vie anche dette Romee, perché portavano dall’Europa centrale a Roma a partire, principalmente, da Inghilterra, Francia e Svizzera. Costituiva una delle più importanti strade medievali d’Italia ed era percorsa ogni anno da migliaia di pellegrini. Dall’XI secolo, divenne pian piano un vero e proprio luogo di scambio culturale tra popoli di varie lingue, nazioni e culture. Non era un’unica strada ma un insieme di percorsi di pari dignità che si dipanavano da Roma verso l’Italia del nord e da lì verso le nazioni transalpine. I pellegrini solitamente progettavano il loro viaggio giorno per giorno, decidendo di volta in volta quale percorso imboccare. Nei documenti più antichi viene indicata anche come via regia oppure via “publica domini comitis” (via pubblica del conte), oppure ancora “strata pellegrina” e “strata publica peregrinorum et mercatorum“.
Secondo alcune teorie, però, sembra che la Via Francigena proseguisse oltre Roma, attraversando il sud Italia. In Puglia, infatti, esisteva la cosiddetta Via Francesca, anch’essa percorsa dai pellegrini, che molti studiosi accostano proprio alla Via Francigena, considerandola una sua prosecuzione. I pellegrini, sembra che continuassero il loro cammino verso la Puglia per imbarcarsi nel porto di Brindisi per la Terra Santa. In effetti, i più antichi documenti sulla Via Francesca, che risalgono al IX secolo, testimoniano proprio la presenza di un percorso di pellegrinaggio che attraversava l’agro di Chiusi, in provincia di Foggia.
Nel Medioevo esistevano tre grandi arterie di pellegrinaggio (peregrinationes maiores): quella che conduceva alla tomba dell’apostolo Pietro a Roma, quella verso la Terra Santa e quella, tuttora famosissima e percorsa, che portava a Santiago di Compostela. La via Francigena, così chiamata perché attraversava le terre dei Franchi, entrava in Italia dalla Valle di Susa attraverso il Colle del Moncenisio o il Colle del Monginevro. Per capire meglio, però, quale fosse il percorso di questa strada e quali città toccasse conviene seguire il percorso dell’arcivescovo di Canterbury, Sigerico, che nel 990 descrisse nel suo diario di viaggio le 79 tappe sulla strada del ritorno da Roma, dove aveva ricevuto il Pallio da Papa Giovanni XV, a Canterbury.

La Via Francigena

La Via Francigena

Sigerico partì da Roma e attraversò il Lazio toccando Viterbo e Montefiascone. In Toscana si fermò a Siena, a San Gimignano, ad Altopascio e a Lucca. Questa città era una tappa particolarmente importante per i pellegrini della Via Francigena e in particolare per quelli provenienti dal nord Europa, perché custodiva il Volto Santo e le reliquie di San Regolo e soprattutto San Frediano, santo di origini irlandesi. Grazie al diario di Sigerico, sappiamo che, lasciata la Toscana, il viaggio proseguiva verso l’Emilia Romagna, toccando Parma, Fidenza e Fiorenzuola d’Arda. Nei pressi di Piacenza, a Calendasco, Sigerico attraversò il Po. In questa città esisteva un “hospitale francescano” che offriva riparo ai pellegrini. Qui, ancora oggi, esiste un piccolo porto a uso di turisti e pellegrini che possono guadare il Po verso Corte Sant’Andrea, in provincia di Lodi. Oggi Calendasco fa parte dell’Associazone Europea delle Vie Francigene. In Lombardia si faceva tappa a Pavia e si giungeva così in Piemonte. Vercelli, Ivrea e Aosta erano le ultime tappe italiane del viaggio. Attraverso il Gran San Bernardo si arrivava a Losanna, a Pontarlier, Bar-sur-Aube, Reims, Calais. Lì Sigerico s’imbarcò per arrivare a Canterbury, dopo un totale di 79 giorni di viaggio e dopo aver percorso ben 1600 chilometri quasi tutti a piedi.
Questo il percorso seguito da Sigerico, ma in realtà numerosissime erano le varianti possibili in corrispondenza di ognuno degli ostacoli naturali che si trovavano lungo la via come gli Appennini e le Alpi. Alcune deviazioni, poi, avevano lo scopo di raggiungere lungo il percorso anche altre tappe fondamentali del Cristianesimo. Ad esempio, dopo la morte di San Francesco molti pellegrini decidevano di deviare il loro cammino per raggiungere Assisi.
Altro diario di viaggio che testimonia l’esistenza della Via Francigena è quello di un abate islandese, Nikulàs Bergsson da Munkaþverá. Questo monaco benedettino compì un pellegrinaggio fino alla Terra Santa, tra il 1152 e il 1153, che raccontò in modo molto dettagliato al suo ritorno nell’Itinerarium. Il percorso compiuto in Italia è molto simile a quello di Sigerico, ma risulta interessante perché dopo Roma prosegue fino alla Puglia per imbarcarsi verso la Terra Santa toccando la penisola balcanica, la Grecia, la Turchia e, infine, Gerusalemme.
La Via Francigena non fu soltanto un territorio da attraversare ma un luogo d’incontro in cui nei secoli s’incrociarono persone provenienti dai luoghi più disparati, tutte ugualmente mosse dall’obiettivo di recarsi a rendere omaggio a un luogo sacro per la Cristianità. Un luogo di scambio, dunque, dove si mescolavano fiamminghi, tedeschi, franchi, inglesi e italiani: culture, lingue, abitudini e speranze. Una strada lungo la quale nacquero nel corso dei secoli monasteri, osterie, ostelli, trattorie e tutti quei luoghi deputati all’accoglienza del pellegrino.
Questo luogo, dove Boccaccio scelse di ambientare alcune novelle del suo Decameron consegnandolo alla memoria popolare è stato riscoperto soltanto da poco, negli anni ’70. Fu in quel periodo che, sull’onda del successo del Cammino di Santiago, si pensò di riscoprire l’antica Via Francigena, ormai in gran parte coperta dall’asfalto moderno. Riportata alla luce seguendo il tracciato originario, la Via Francigena è oggi un tesoro dal punto di vista culturale, storico e turistico. Lungo il percorso, oggi come un tempo, le parrocchie hanno organizzato luoghi di accoglienza e ristoro per i pellegrini e la Confraternita di San Jacopo di Compostela ha approntato lo Spedale di San Pietro e Giacomo, in Toscana e lo Spedale della Provvidenza di San Giacomo e di San Benedetto Labre a Roma, strutture pronte a dare accoglienza ai viandanti.

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